Durante la pandemia e la guerra ucraina, ho notato elementi di negazionismo parziale o totale che sembrano far parte dello stesso approccio ideologico riguardante il cambiamento climatico e i migranti.
‘Il negazionismo è una corrente pseudostorica e pseudoscientifica del revisionismo, che nega, per fini ideologici e politici, l’accadimento di fenomeni storici accertati, come guerre, genocidi, pulizie etniche o crimini contro l’umanità. Alcuni negazionisti rifiutano tale etichetta e si autodefiniscono come revisionisti (Wiki)’.
Recentemente, il termine negazionismo si è esteso anche all’ambito scientifico, come il negazionismo climatico o sanitario. Mi appare chiaro che non ci siano differenze tra la negazione della pericolosità mondiale della pandemia e dell’imperialismo russo.
Tuttavia, ci troviamo ad affrontare contemporaneamente a questi flagelli, già di per se catastrofici, anche il cambiamento climatico e una migrazione mondiale, sfide che sono altresì affrontate seguendo l’ideologia negazionista.
Mentre le prime due sfide hanno visto energie unite verso obiettivi comuni, per queste ultime non sembrano emergere soluzioni coese.
Questo mi ha fatto riflettere sul buddismo e il suo approccio alla sofferenza. Riprendere l’insegnamento delle ‘verità’ del buddismo e del cristianesimo può essere utile per affrontare il nostro destino, considerando che queste sono state sostituite dal dogma del relativismo che non ha nulla di meglio in se, anzi appare essere oggi come un cancro delle idee.
Le Quattro Nobili Verità del buddismo, note anche come Quattro Verità Meravigliose o Sante Verità, suggeriscono un modo per affrontare le sofferenze umane e del mondo (Thích Nhất Hạnh).
La Prima Nobile Verità è la sofferenza (dukkha), che va riconosciuta e osservata a fondo. Ovvero la vita è una prova del costante consumo di energia necessario per sopravvivere.
La Seconda Nobile Verità è l’origine della sofferenza (samudaya), comprendendo le radici e i nutrimenti che ci portano a soffrire. Ovvero non sempre abbiamo di che nutrirci.
La Terza Nobile Verità è la possibilità di cessare la sofferenza (nirodha) astenendoci da ciò che ci fa soffrire, offrendo la speranza di guarire. Ovvero agire o non agire possono essere i fattori moltiplicatori della sofferenza.
Infine, la Quarta Nobile Verità è il sentiero (mārga) che ci guida (consapevolezza) a evitare azioni che generano sofferenza, tramite otto rette pratiche: retta visione, retto pensiero, retta parola, retta azione, retto sostentamento, retto sforzo, retta presenza mentale e retta concentrazione. Ovvero esercitare la compassione nei rapporti umani riduce la sofferenza.
Incoraggiati da queste verità, possiamo sperare di affrontare le sfide del nostro tempo con saggezza e compassione, riconoscendo l’importanza di una prospettiva benefica nel perseguire il nostro benessere collettivo.