La proposta di legge presentata dal deputato Ciocchetti il 4 ottobre 2023, registrata con il numero 1456, mira a istituire ufficialmente la professione di operatore shiatsu in Italia. Questa mossa legislativa rappresenta un tentativo significativo di riconoscere e regolamentare una pratica salutogenica di origine orientale, il cui valore e impatto sono cresciuti significativamente all’interno del panorama della medicina integrata.
Lo Shiatsu, che letteralmente significa “pressione con le dita”, si fonda su metodologie che integrano ascolto, respiro e pressione, aspetti ritenuti essenziali per ripristinare l’equilibrio funzionale del corpo. In Giappone, lo shiatsu è riconosciuto come una forma avanzata di trattamento manuale, ma in Italia la situazione è ancora incerta, con mancanza di un riconoscimento formale che ne certifichi l’autorità e la professionalità.
La proposta del deputato Ciocchetti cerca di colmare questo vuoto, introducendo un registro per gli operatori e le scuole di shiatsu e stabilendo criteri chiari per la formazione e la pratica professionale. Gli articoli della proposta delineano una struttura formativa che comprende 1200 ore di lezioni teoriche e pratiche, con un forte accento sulla componente pratica, essenziale per garantire un’applicazione efficace e rispettosa delle tecniche shiatsu.
Il riconoscimento dell’operatore shiatsu come figura professionale non solo proteggerà i consumatori da pratiche inadeguate, ma eleverà anche il profilo di questa disciplina, fornendo agli operatori le credenziali e la legittimità necessarie per essere riconosciuti come professionisti della salutogenesi. La collaborazione tra operatori shiatsu e professionisti del settore sanitario sarà cruciale, permettendo un approccio integrato alla salute che tiene conto sia del benessere fisico che di quello psicologico.
L’approvazione di questa proposta di legge potrebbe rappresentare un passo avanti importante per la medicina integrata nel sistema sanitario nazionale, seguendo l’esempio di altre nazioni europee dove simili regolamentazioni sono già in atto. Ciò potrebbe non solo migliorare la qualità della vita dei singoli pazienti, ma anche contribuire a una più ampia accettazione e valorizzazione delle professioni non sanitarie all’interno della comunità medica e sociale in Italia.
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