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Il primo incontro ebbe luogo un martedì di fine gennaio. Mi presentai in aula spiegando chi fossi e che cosa avremmo fatto durante quegli incontri, sedendoci per terra in cerchio e presentandoci. Quindi iniziai a far fare alcuni esercizi di Do In mostrando loro prima come eseguirli. E a questo punto la curiosità dei bambini era già forte: “picchiettarsi” sulla nuca o sulle braccia piuttosto che sulle gambe; fare lo “scimpanzé” (come lo avremmo ribattezzato in seguito) colpendosi coi pugni sul torace, o massaggiarsi la pancia lentamente, sicuramente erano cose che non avevano mai fatto prima.
Qualcuno di loro ad un certo punto iniziò a ridere, altri mi sembravano in atteggiamento “serioso” e “convinti” di quello che stavano facendo (predisposizione naturale?), altri chiedevano perché stessimo facendo quei movimenti. Allora spiegai loro quale fosse l’origine di quegli esercizi e dissi che sarebbero serviti anche per essere più “elastici” e sentirsi più in forma, oltre che a rilassarsi.
Quando terminammo la serie degli esercizi di Do In, iniziammo a fare la serie degli stiramenti dei meridiani Makko Ho. Anche in questo caso eseguivo prima io l’esercizio e poi lo ripetevamo insieme per cercare di svolgerlo nel miglior modo possibile. E in questa occasione mi resi conto di quanto sia grande la capacità di apprendimento dei bambini!
Osservare loro mentre facevano gli esercizi mi riempiva di gioia e di soddisfazione….anche se a volte bisognava intervenire per ripristinare un po’ di ordine perché magari qualcuno eccedeva nelle manifestazioni d’entusiasmo! Ma tutti li eseguivano bene seguendo le mie istruzioni. Terminate le due serie di esercizi, ci sdraiammo tutti a terra chiudendo gli occhi e facendo dei bei respiri profondi per rilassarci ancora un po’. Quindi ritornammo tutti in cerchio tenendoci per mano e poi ci salutammo unendo le mani e facendo un piccolo inchino per salutare tutti.
La prima lezione era terminata, con grande soddisfazione mia, dei bambini e delle maestre. Bellissimo.
Mantenni la stessa impostazione della lezione ancora per un paio di incontri, inserendo di volta in volta anche esercizi di respirazione tratti dal Qi Gong e inserendo anche esercizi nuovi di Do In. In questo caso destò successo, ed era particolarmente apprezzato, il trattamento del piede. Da quando lo inserii negli incontri, fu d’obbligo farlo sempre! A loro piaceva molto “trattare” e “maltrattare” i piedi!
Dal quarto incontro in poi, iniziai a proporre le “pressioni”. Dopo aver svolto la serie degli esercizi del Do In e gli stiramenti dei meridiani, componevamo delle coppie di bambini che avrebbero provato a fare shiatsu attraverso delle pressioni su alcune zone o tratti del corpo. Iniziammo con quello che mi sembrava più semplice, ovvero la “presa del contatto” sulla pancia del compagno restando un po’ “in ascolto”. Fu bellissimo vedere questi bimbi in “seiza” e sdraiati che si scambiavano sensazioni e magari chiedevano “ti faccio male?” , per il timore di creare dolore al partner. Dopo la pancia, negli incontri successivi, passammo al trattamento di altre zone: braccia, torace, mani, schiena, gambe, piedi, testa, inserendo ogni volta una parte diversa e facendo fare le pressioni col palmo. E procedemmo in questo modo per il resto degli incontri. Ormai ogni incontro aveva preso una struttura: iniziavamo con un esercizio di respirazione per rilassarci, poi facevamo un po’ di Do In, gli stiramenti dei meridiani e quindi si passava a qualche minuto di “trattamento”, per una durata di circa tre quarti d’ora ad incontro.
Alla fine ci mettevamo tutti seduti in cerchio tenendoci per mano e quindi ci salutavamo a mani unite ringraziando chi aveva partecipato a quell’incontro.
Chiaramente non è stato sempre tutto semplice. Qualche volta ci impiegavamo diversi minuti solo per comporre le coppie, oppure qualcuno dopo alcuni minuti era già “stanco”, ma devo ammettere che i bambini apprendevano davvero tutto in maniera veloce ed erano molto disponibili alle novità. La cosa simpatica, e anche emozionante, fu data dal fatto che i bambini ormai mi riconoscevano e quando mi incontravano all’uscita della scuola mi avvicinavano e mi salutavano chiedendomi “quando facciamo shiatsu?” , oppure mi dicevano che avevano provato a fare le pressioni o a trattare mani e piedi dei genitori! E anche qualche genitore mi confermò che il proprio figlio, magari la sera prima di andare a dormire, si dilettava a fare esperienza shiatsu su mamma e papà. Provai davvero una grande gioia. Era un riscontro davvero importante per me, perché significava che probabilmente ero riuscito a trasmettere qualcosa a questi bambini, e che il fatto di aver portato lo shiatsu a scuola aveva creato un certo cambiamento nello spirito di piccini e anche dei loro genitori, oltre che in me.
Era la mia prima esperienza di conduzione di un gruppo di bambini, ma devo ammettere di essere molto soddisfatto di quello che abbiamo fatto e dei risultati ottenuti. Spero anche che questa non rimanga una esperienza isolata, ma che lo shiatsu, con tutti i suoi benefici e le sue peculiarità, riesca ad inserirsi con sempre più frequenza nelle scuole, affiancando altre tipologie di lavoro sui bimbi come ad esempio la psicomotricità e l’educazione al movimento.
Un grazie sincero alle maestre che mi hanno supportato e al direttore didattico della scuola di Via Bonello a Chieri (TO) che mi ha dato la possibilità di promuovere questa attività nuova.
Ma il ringraziamento più grande lo rivolgo a tutti i bambini che con me hanno condiviso questi incontri davvero stimolanti ed emozionanti, dandomi una grande possibilità di crescita interiore.
Dimenticavo: alla fine dell’ultima lezione consegnai “l’attestato di merito” ad ogni bambino, per ricordare la loro prima esperienza con lo shiatsu!
Giancarlo Gennaro