Lo studio “The Influence of the Patient-Clinician Relationship on Healthcare Outcomes: A Systematic Review and Meta-Analysis of Randomized Controlled Trials” (Massachusetts General Hospital) pubblicato su Plos One ha documentato per la prima volta in modo rigoroso che specifiche tecniche per migliorare la relazione umana tra medico e paziente possono veramente fare la differenza per la prognosi di una malattia.
Sono stati selezionati 13 studi clinici, controllati randomizzati, effettuati in Europa, Stati Uniti e Australia, pubblicati tra il 1997 e il 2012, su pazienti affetti da diverse malattie quali ipertensione, diabete od osteoartrosi. Da questi studi sono poi stati estratti e analizzati i risultati clinici in termini di calo ponderale, nel caso di soggetti sovrappeso, oppure di riduzione della pressione sanguigna, dei livelli glicemici o lipidici nel sangue, o ancora le risposte fornite dagli stessi pazienti a questionari grazie a cui valutare il grado di dolore associato alla malattia. Dall’analisi è emerso un effetto positivo della qualità del rapporto medico-paziente, di limitata entità ma comunque statisticamente significativo.
Potete visionare il testo dell’articolo al seguente link: